martedì 22 gennaio 2013

Così lo conobbi, così me ne andai.

Così lo conobbi, così me ne andai.
Pioveva la mattina che successe. Avevo freddo quando successe.
Avevo fame quando successe.
Ero solo quando successe.
Quando successe non credevo davvero che qualcuno potesse venire a farmi visita tra le mie colline, ma fu così quando successe.
La pioggia mi ha sempre dato fastidio, così quella mattina, mi nascosi sotto un albero quando successe.
Mentre ero lì, notai che c'era una piccola abitazione in legno vicino al mio laghetto preferito. Era lì quando successe. Vidi quella strana figura alzarsi dal letto, prendere qualche utensile appuntito in legno e uscire da casa sua, quando successe.
Si avvicinò a me quando successe.
Io facevo finta di niente, ma quando mi si avvicinò quasi a toccarmi, decisi di spostarmi dal mio nascondiglio. L'essere strabuzzò gli occhi ed indietreggiò quando successe.
Cercai di avvicinarmi; cercai di fargli capire che non volevo fargli male, quando successe.
Lui tirò fuori uno dei suoi strani attrezzi di legno, e mi perforò il petto. Mi faceva male il cuore, quando successe. Io persi l'equilibro e cominciai a cadere verso di lui, quando successe. Con quello che sembrava un sussulto, mi colpì nuovamente, quando successe. Quel colpo mi fece riprendere l'equilibrio. Stavo per piangere, quando successe. Non avevo amici, quando successe.
Urlai di rabbia quando successe. Il mio cuore scoppiò, ed io con lui, quando successe.
E mentre ormai ero solo cenere al vento, lo vidi allontanarsi, senza ferite e con una smorfia soddisfatta in volto. Volevo solo essere suo amico.
Così lo conobbi, così me ne andai.

venerdì 11 gennaio 2013

"Posso avere cinque minuti del suo tempo?"

"Posso avere cinque minuti del suo tempo?" - ti chiede una voce, dall'altra parte della linea. Se tu non gli riattacchi in faccia ed accetti, sarà lui a riattaccare un secondo dopo.
E all'improvviso ...
Ti senti cinque minuti più vecchio.


Specchio Sporco

Entri nel bagno di casa tua, e noti che sullo specchio è presente una gigantesca ditata, probabilmente fatta da te. La ditata in questione è molto grossa, e non ti permette di utilizzare il vetro riflettente come si deve, allora prendi un panno e cominci a strofinarlo sul vetro. La macchia non se ne va via.
Ci riprovi.
La macchia rimane.
Ci riprovi ancora.
La macchia rimane.
Ci riprovi una terza volta, stavolta con molta forza.
La macchia rimane.

Dopo un'attenta ispezione, ti accorgi che la ditata è stata fatta dall'altra parte dello specchio.


I Doni del Gatto

Il tuo gatto sbuca da dietro un angolo e ti porge un cuore. Tu sei un po' inorridito, ma sai bene che quello è il suo segno di affetto, quindi lo accetti con piacere, e il felino se ne va. Il gattino ritorna, e stavolta porta quello che sembra un grosso fegato, ancora sanguinante, e se ne va, mentre tu fingi di sorridere, quando in realtà stai per vomitare. Diamine, è un segno di affetto, certo, ma di sicuro è disgustoso.
Il gatto fa lo stesso con un paio di reni, uno di polmoni, uno stomaco ed infine ti porta un cervello. Tu ti avvicini al gatto e lo accarezzi; sembra si stia per addormentare, e comincia a fare le fusa.
All'improvviso, le fusa si bloccano, il gatto si accascia a terra mentre il suo ventre produce un suono molliccio ed orribile.
Un autopsia conferma che gli organi erano del gatto stesso.

A Mani Vuote

Mia moglie deve odiarmi. Sono passate due settimane da quando ha partorito e mi rifiuto ancora di tenere in braccio il bambino. Cercate di capirmi.
Non sono una persona malvagia. Dico davvero, non lo sono. Da quando siamo tornati a casa dall'ospedale rimane rinchiusa nella camera del bambino, dondolandosi seduta sul lettino stringendo a sé il fagottino. Evito di passarci accanto, altrimenti mi chiederebbe di tenerlo in braccio. Non sopporto vedere i suoi occhi. Non avrei mai voluto che accadesse, né a lei, né a noi.
Ma io non sono arrabbiato con lei. Come potrei? 
Non potete capire come mi si spezzi il cuore ogni volta che la vedo quando dondola col suo fagotto in mano finché non si stanca e si addormenta.
Sapevo che tornare dall'ospedale a mani vuote, dopo tanta fatica, sarebbe stato difficile, ma non avrei mai pensato che per lei sarebbe stato così brutto. 


domenica 9 dicembre 2012

Perché piangi?


... Amore, perché piangi?
Non essere triste, qualunque cosa ti accada; ora io sono con te.
Ricordo quando eravamo piccoli, in quel negozio, e tua madre mi squadrò con gli occhi e disse "Lui potrebbe essere tuo amico". Tu eri piccola e tua mamma era in giro per lavoro. Ti serviva un amico. E mi sentì onorato di essere io quel tuo amico.
Poi, ricordo di come le cose andassero sempre più serie col passare del tempo. Fu bellissimo quando capimmo entrambi di essere fatti l'uno per l'altra. Mi dissi che non mi avresti mai abbandonato. E le giornate passavano ... E con loro ... Tristemente, il nostro amore. Alla fine decidesti di abbandonarmi. Avevi nuovi amici; nuovi amori. Eri abbastanza matura da non necessitare più della mia presenza.
Ma ricordo soprattutto un giorno in particolare: eri tornata da una festa e il tuo ragazzo ti aveva lasciata. Io ero lì ad aspettarti, pronto a consolarti; ma tu, in una furia incredibile, mi afferrasti per il braccio e mi staccasti una gamba per la rabbia, per poi spingermi via come se non provassi niente per te.
Ma non importa. Ora non piangere. Dicesti che non mi avresti mai lasciato, ma così non feci. Ora basta piangere. Ho quasi finito di tagliarti la gamba. In fondo ... Non ti aspettavi che facesse così male, vero?